Storia

Il ruolo delle donne nelle questioni ambientali

Il dipinto di Anna Boberg raffigura un porto di pescatori in primo piano, ancora in ombra, mentre le montagne innevate dall'altra parte dell'acqua sono illuminate dalla luce del sole

Donne del passato e del presente continuano a contribuire all'attivismo per il cambiamento climatico

di
Marijke Everts (si apre in una nuova finestra) (Europeana Foundation)

Inutile affermare quanto l'impatto dell'uomo sull'ambiente influisca sulle prospettive di sopravvivenza dell'umanità. Le preoccupazioni per le questioni ambientali ci sono sempre state e le donne hanno sfruttato vari metodi per condividere le loro conoscenze e impegnarsi per apportare dei cambiamenti positivi. Conosciamone alcune…

Ildegarda von Bingen

Incisione di Ildegarda con un velo scuro che lascia intravedere solo il volto e la mano che regge un libro. 
In basso, una didascalia che riporta la sua morte, avvenuta all'età di 82 anni.

Ildegarda von Bingen, vissuta nell'attuale Germania dal 1098 al 1179, può essere considerata una delle prime ambientaliste. La sua fede religiosa la portò a comprendere l'importanza del rispetto dell'ambiente e di tutto il creato.

In ogni creatura che viene da Dio, anche in quella che sembra più inutile, c'è un'utilità, anche se l'uomo non la conosce.

Per Ildegarda il termine "creatura", include la flora, la fauna, gli elementi, i metalli e ogni cosa presente in natura.

Sosteneva inoltre che il corpo, lo spirito, l'anima e l'ambiente, strettamente legati tra loro, sono i quattro pilastri del benessere umano. Capì che gli esseri umani sono fatti della stessa materia degli altri organismi e che distruggere la natura equivale a distruggere l'umanità. Affermava che la natura si prende cura di noi e noi dobbiamo prendercene cura a nostra volta.

Anna Botsford Comstock

un profilo di Anna con capelli bianchi e grigi e un vestito bianco allacciato su uno sfondo nero.

Anna Bostford Comstock attraverso i suoi libri educativi per bambini ha comunicato l'importanza di comprendere il nostro paesaggio naturale e selvaggio. Con i suoi testi, la scrittrice ha voluto instillare l'amore e l'apprezzamento per la natura facendo leva sul ruolo cruciale che ognuno di noi svolge a tal proposito.

L'autrice ha lavorato alla Cornell University con altri educatori naturalistici e ha realizzato una raccolta di lavori e pubblicazioni in " The Handbook of Nature Study (1911) ". Il libro viene tuttora stampato e consultato in tutto il mondo. In questo manuale, l'autrice ha trattato diversi argomenti, dalle "pietre e i minerali" alle stagioni, alla meteorologia e all'astronomia.

Il libro include capitoli su mammiferi, pesci, uccelli e i loro habitat. I suoi contenuti resistono al tempo e conservano ancora la loro validità in tutto il mondo.

Lo studio della natura dà al bambino un senso di unione con l’ambiente esterno e trasmette un amore profondo per la natura.

Anna Bostford Comstock è stata una delle prime educatrici a portare studenti e insegnanti all'aperto per studiare la natura. Fu una sostenitrice del conservazionismo, imprimendo l'amore e il rispetto dell'ambiente attraverso i suoi metodi didattici.

Octavia Hill

un ritratto di Octavia Hill, con i capelli scuri, la riga al centro e portati all'indietro, lo sguardo rivolto verso l'alto e un mezzo sorriso sul volto. Indossa abiti scuri.

La riformatrice sociale inglese Octavia Hill era fortemente impegnata nella lotta alla povertà e nel miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti delle città. Riteneva che gli spazi naturali dovessero essere accessibili perché essenziali per il benessere di tutti, soprattutto di coloro che non avevano abbastanza risorse economiche per viaggiare e stare a contatto con la natura. Condusse una campagna per impedire che venissero creati dei boschi di periferia e contribuì a salvare i campi londinesi di Hampstead Heath e Parliament Hill Fields.

Octavia sostenne gli sforzi della Common Preservation Society per salvaguardare gli spazi aperti di Londra durante un periodo di espansione incontrollata. Parlò del problema di potenziali pericoli nei sobborghi esterni del centro di Londra. In uno scritto del 1888, evidenziò uno squilibrio tra gli spazi aperti a ovest e quelli a est di Londra e utilizzò le sue prove per sottolineare la necessità di un rapido assestamento.

Fu una delle tre fondatrici del National Trust, istituito per la tutela dei luoghi di bellezza naturale e di interesse storico per il pubblico e che ancora oggi nel Regno Unito svolge un ruolo importante nella manutenzione di parchi, paesaggi e case signorili.

Il diritto di accesso alla bellezza e alla natura è essenziale per il benessere di qualsiasi uomo, donna e bambino.

Rachel Carson

Una foto di Rachel sorridente, con i capelli corti e scuri e gli occhi chiari. Indossa una camicia bianca con sopra un gilet scuro.

Rachel Carson, biologa marina e scrittrice americana, ha messo in discussione la convinzione secondo cui l'uomo è in grado di dominare la natura attraverso l'uso di sostanze chimiche come quelle usate nell'agricoltura e nell'allevamento. L'autrice contestò la portata e l'orientamento della scienza moderna e diede inizio al movimento ambientalista contemporaneo.

Il suo libro Primavera silenziosa, che metteva in luce i problemi causati dai pesticidi sintetici, incontrò una feroce opposizione da parte delle aziende chimiche, ma gradualmente portò alla messa al bando dell'insetticida DDT e di altri pesticidi.

Ma l'uomo è parte della natura, e se lotta contro di essa, lotta contro se stesso.

Uno sguardo alle donne ambientaliste di oggi

Disegno di un elicottero in volo sopra un uomo che innaffia una pianta. Il testo sotto l'elicottero recita: "Entrate nel quartier generale. Vedo segni di protesta, per favore mandate rinforzi!"

Anche oggi ci sono donne di rilievo che lavorano per sostenere l'attivismo per il clima, come il Ministro dell'Ambiente e dei Cambiamenti Climatici del Brasile, Marina Silva, l'attivista svedese per il clima, Greta Thunberg e altre ancora.

Tuttavia, ci sono anche altre voci che raramente vengono messe alla ribalta: quelle delle persone con disabilità. Il cambiamento climatico riguarda tutti, ma i primi a esserne colpiti sono le categorie più emarginate della società, la comunità dei disabili ne è un esempio.

Un'immagine della manifestazione #fridaysforfuture a Monaco. Un centinaio di studenti ha manifestato per la giustizia climatica. I cartelli di protesta dicevano "Non c'è un pianeta B" e "Questo è il nostro futuro".

Pauline Castres, attivista per il clima, si occupa da decenni di benessere globale e di politiche per i diritti dei disabili. Scrive anche per il British Medical Journal e The Lancet riguardo agli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute pubblica.

Il successo si ottiene quando una politica apporta dei cambiamenti concreti e sostenibili a beneficio delle categorie più fragili. Ci sono enormi disuguaglianze anche all'interno degli spazi di attivismo e possiamo definirci vincenti solo quando i più poveri ed emarginati sperimentano un reale cambiamento nelle loro vite.

Valerie Novack, ricercatrice sulle politiche per la disabilità, si occupa di questioni che interessano le persone con disabilità. La sua attenzione si concentra in particolare sull'azione per il clima e il suo lavoro consiste nel valutare gli effetti della pianificazione urbanistica su alloggi e trasporti. La Novack si è resa conto che negli Stati Uniti pochi Stati avevano predisposto piani che prevedevano la protezione e l'evacuazione dei disabili in caso di improvvise calamità.

Se una pandemia globale o un aumento insostenibile dei costi degli affitti non spingono il nostro governo ad apportare cambiamenti, che cosa posso fare io?

Ora la Novack si concentra sulla sua comunità, fornendo cibo a livello locale e conducendo ricerche sui programmi gestiti dalla comunità disabile.

Quando si tratta di parlare e agire per creare ambienti migliori per il nostro futuro, nessuno deve essere escluso. Le esigenze delle persone emarginate devono occupare il primo posto.

SustainedAbility, una rete di disabili che si occupa di giustizia ambientale e disabilità, rappresenta uno spazio in cui la comunità dei disabili e i suoi partner possono collaborare per ottenere dei cambiamenti concreti.


Traduzioni: Angelica Giallombardo, Fondazione Europeana