Storia

Nilde Iotti

Partigiana, pioniera e politica dell’Unione Europea

di
Maria Teresa Natale (si apre in una nuova finestra) (Michael Culture Association / Museu)

Leonilde (all’anagrafe) Iotti nasce a Reggio Emilia il 10 aprile 1920, in una famiglia antifascista, perseguitata dal regime. Suo padre Egidio, ferroviere, venne licenziato a causa delle sue idee socialiste e del suo conseguente impegno come sindacalista.

Quando il padre morì nel 1934, Nilde dovette affrontare fin da giovanissima notevoli difficoltà economiche che non le impedirono di essere una studentessa brillante. Ottenne perciò una borsa di studio che le consentì di iscriversi all’Università Cattolica di Milano dove si laureò in Lettere e Filosofia nel ’42.

Scelta che spesso dovette giustificare perché, in quel secondo dopoguerra, fuoriusciva dal rigido schema ideologico tra mondo cattolico e mondo comunista, fino a che, negli anni ’60 e ’70, se ne definì, col termine “cattocomunista”, una sorta di categoria ideologica a sé.

Ma, dalla fede religiosa si allontana proprio durante quel percorso universitario.

Al credo, perché assurdo, dissi razionalmente no.

Dopo l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943, partecipò alla Resistenza, inizialmente come staffetta portaordini, poi aderendo ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI, e diventandone un personaggio di primo piano.

Nel 1946 aderì al Partito Comunista Italiano. Sempre quell’anno venne candidata ed eletta membro dell’Assemblea Costituente, nella quale fece parte della Commissione dei 75, incaricata della stesura della Costituzione.

Nel 46 iniziò anche la sua relazione con Palmiro Togliatti, economista, giornalista e leader del Partito Comunista Italiano dal 1927 fino all’anno della sua morte avvenuta nel 1964. Anche la moglie di lui - Rita Montagnana - era stata costituente.

Eletta nel ’48 alla Camera dei Deputati, Nilde Iotti sedette a Montecitorio ininterrottamente fino al 1999, ricoprendo il ruolo di Presidente della Camera dal 1979 al 1992.

Nel 1963 fece parte della Commissione Affari Costituzionali incentrando la sua attività sulla rilevanza del ruolo femminile nel mondo del lavoro e nelle relazioni familiari.

Si impegnò nella riforma delle norme civili, quali il riconoscimento dei figli avuti fuori dal matrimonio e l’introduzione del divorzio nell’ordinamento giuridico, vincendo nel ’74 il Referendum abrogativo voluto da Cattolici e democristiani.

Nel ’69, primo anno di partecipazione dei comunisti al Parlamento Europeo, fece parte della prima delegazione italiana e si impegnò per la promulgazione della legge sul suffragio europeo diretto. Rimarrà deputata fino alle prime elezioni dirette, nel 1979.

All’apertura dell’VIII legislatura (1979-1983), venne eletta Presidente della Camera dei Deputati e nel suo discorso di insediamento pose al centro la figura della donna nella società:

io stessa, non ve lo nascondo, vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci, si sono aperte la strada verso la loro emancipazione.

Rinunciò a tutti gli incarichi il 18 novembre 1999 a causa di gravi problemi di salute.

La Camera dei Deputati accolse le sue dimissioni con un lunghissimo applauso. Morì poco dopo, il 4 dicembre 1999 a Poli, presso Roma. Le fu reso omaggio con rito civile perché atea. È sepolta a Roma, al Cimitero Verano. Celebri sono alcune sue citazioni

Dobbiamo rendere più umani i tempi del lavoro, il ritmo della vita. Dobbiamo fare entrare nella politica l’esperienza quotidiana della vita, le piccole cose dell’esistenza, costringendo tutti – uomini politici, ministri, economisti, amministratori locali – a fare finalmente i conti con la vita concreta delle donne.

Fondazione Nilde Iotti, Comitato per il centenario della nascita